Come mettersi in proprio

Come mettersi in proprio.

Dalla scelta del regime fiscale alla dichiarazione della propria casella PEC. Tutti gli step da seguire per chi vuole aprire partita IVA e diventare libero professionista.

Aprire partita IVA e mettersi in proprio attrae sempre più professionisti di ogni settore. Secondo i dati diffusi dell’Osservatorio sulle Partite IVA del Ministero dell’Economia e delle finanze nei primi 3 mesi del 2019 sono state aperte 196.060 nuove partite IVA con un aumento del 7,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Ecco qualche utile consiglio e una breve sintesi dei passi da compiere per aprire la partita IVA.

Cos’è la partita IVA?

Partiamo proprio dal principio… la partita IVA è un insieme di 11 numeri che servono a identificare in maniera inequivocabile una la società o una persona fisica.

La partita IVA deve essere aperta da chi vuole lavorare da libero professionista ed è necessaria per emettere fattura (anche per la fattura elettronica, obbligatoria dal 1° gennaio 2019 ) e per pagare i contributi dovuti al fisco e alla previdenza sociale.

Quale regime fiscale adottare?

La prima domanda da porsi prima di aprire la partita IVA è: Qual è il regime fiscale più giusto per la mia attività?

I regimi fiscali si differenziano in 3 tipologie:

  • Regime forfettario
  • Regime semplificato
  • Regime ordinario

Il regime forfettario si applica per chi ha redditi entro i 65.000 euro annui indifferentemente dall’attività svolta.

L’aliquota applicata in questo regime è del 15% ma chi decide di mettersi in proprio per la prima volta, avrà un’aliquota agevolata al 5% per i primi 5 anni.

Il regime semplificato si applica a Imprese individuali e Società di persone costituite in forma di S.N.C e S.A.S. con redditi inferiori a 400.000 euro per le prestazioni di servizi e di 700 mila euro per le altre attività.

Chi sceglie questo tipo di regime ha l’obbligo di tenere registri contabili (Registri Iva, registri degli incassi/pagamenti, registro dei cespiti ammortizzabili ecc) e deve assolvere a vari obblighi fiscali come la dichiarazione IVA trimestrale e lo spesometro.

Il regime ordinario è il regime che si applica a professionisti e imprese che superano i limiti di fatturato indicati nel regime semplificato ed è obbligatorio per tutte le società per azioni (S.P.A), per tutte le società a responsabilità limitata (S.R.L.) e per tutti gli enti pubblici.

L’individuazione del codice ATECO

Dopo la scelta del regime fiscale occorre identificare il codice ATECO più corretto per indicare al fisco il settore in cui si andrà a operare una volta aperta la propria partita IVA.

I vari codici ATECO sono indicati sul sito web dell’Istat. Per venire incontro al contribuente e per aiutarlo nella individuazione del codice corretto è disponibile un pratico software di ricerca che consente di rintracciare in modo facile e veloce il codice ATECO da utilizzare per aprire partita IVA in modo corretto.

La dichiarazione di inizio attività

Per aprire partita IVA bisogna presentare il modello di inizio attività AA9/12.

I contribuenti che non devono iscriversi al Registro delle Imprese possono inoltrare tale modello all’Agenzia delle entrate entro 30 giorni dall’avvio dell’attività.

I contribuenti che invece devono provvedere all’iscrizione nel Registro delle Imprese dovranno presentare anche la Comunicazione Unica, un documento che permette di avanzare richiesta di partita IVA, iscriversi al registro delle imprese e provvedere agli obblighi relativi a Inps e Inail.

La comunicazione della propria casella PEC

Le nuove Partite IVA e le nuove ditte Individuali devono dichiarare la propria casella di Posta Elettronica Certificata al momento dell’iscrizione al Registro Imprese.

La PEC è infatti obbligatoria per imprese, aziende e professionisti da ben 10 anni.

Leggi anche “PEC, la situazione a 10 anni dall’obbligo”

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