Negli ultimi giorni Synlab Italia, un importante network europeo di servizi di diagnostica medica, è stato vittima di un attacco hacker di tipo ransomware.
Già nel 2023 molte aziende di servizi sanitari hanno subito attacchi importanti ai loro server e dati, con gravi ripercussioni non solo economiche. Un attacco ransomware, infatti, ha un notevole impatto anche sulla reputazione e sulla capacità di operare normalmente. In particolare, per un’azienda nel settore sanitario, le conseguenze possono essere ancora più gravi, mettendo a rischio dati sensibili e il normale servizio medico per cui opera la società.
Ma cosa sono questi attacchi? Come ci si può prevenire? E come si può mitigare il danno una volta che l’attacco è avvenuto?
Cos’è un attacco ransomware e quali sono le tecniche più comuni dei cyber criminali?
Quali sono le principali minacce per le aziende?
Quali sono le misure da adottare per prevenire queste situazioni?
Il Backup ha un ruolo fondamentale
Ma cosa fare se è in corso un attacco ransomware?
Un attacco ransomware è una minaccia informatica molto grave, potenzialmente devastante per un’azienda o un’organizzazione. Inizia quando un malware, un software dannoso, entra nel sistema dell’azienda.
Il primo passo di un attacco ransomware è l’infezione e può avvenire in diversi modi:
In tutti questi casi, il software dannoso viene scaricato e installato nel tuo sistema senza accorgersene.
Una volta all’interno, il ransomware si diffonde nel sistema, cercando file e dati da criptare. Potrebbero essere documenti di lavoro, immagini personali, database. E una volta che il ransomware ha criptato questi dati, diventano inaccessibili: provando ad aprirli, comparirà un messaggio che informa che i dati sono stati presi in ostaggio.
A questo punto, ottenuti i dati, i cybercriminali chiederanno alla vittima di pagare una certa somma, solitamente in Bitcoin o in altre criptovalute, per ottenere la chiave che permetteranno di decriptare i dati. Purtroppo, anche pagando non esiste alcuna garanzia che i dati verranno ridati indietro.
Al centro dell’obiettivo di questi attacchi ci sono i dati: informazioni personali dei clienti o la proprietà intellettuale, rappresentano un valore inestimabile per un’organizzazione. In mano sbagliate, possono diventare una minaccia.
Nel caso di aziende come Synlab Italia, ad esempio, i dati sensibili potrebbero includere informazioni mediche riservate, risultati di laboratorio e dettagli personali dei pazienti. Se questi dati finiscono nelle mani di un attaccante, le conseguenze potrebbero essere disastrose.
I dati sensibili sono incredibilmente appetibili per i criminali informatici proprio perché rappresentano un’opportunità di ricatto. Se il pagamento non avviene entro un certo lasso di tempo, l’attaccante può minacciare di divulgarli o venderli, esponendo l’azienda a rischi legali e danni di immagine, oltre alla perdita dei dati stessi.
Proteggere i dati sensibili deve essere dunque una priorità per qualsiasi organizzazione. Ciò richiede una comprensione adeguata del rischio di sicurezza informatica e l’implementazione di robuste misure di prevenzione e risposta agli incidenti di sicurezza.
La prima linea di difesa è adottare buone pratiche di sicurezza informatica. Queste norme di precauzione permettono di mettersi al riparo da possibili minacce, prima ancora che queste diventino critiche.
In primo luogo è fondamentale aggiornare sempre tutti i sistemi e software. Non è una scelta opzionale, ma una necessità imprescindibile. Il mancato aggiornamento può lasciare delle falle di sicurezza che i cybercriminali possono sfruttare per entrare nel sistema. E’ importante anche l’aggiornamento delle applicazioni di terze parti, spesso trascurate ma altrettanto vulnerabili.
Un altro aspetto fondamentale è l’utilizzo di un buon antivirus: è indispensabile un software professionale, in grado di rilevare e bloccare minacce in tempo reale. Questi programmi sono costantemente aggiornati per riconoscere e contrastare le ultime minacce emerse sul web.
Un elemento non trascurabile è anche quella della formazione in materia di sicurezza informatica per i dipendenti: è essenziale che sappiano riconoscere e gestire correttamente le email sospette o i tentativi di phishing, che spesso costituiscono la porta d’accesso per i ransomware all’interno dei sistemi.
Infine, bisogna essere cauti nell’uso della rete: evitare di visitare siti web di dubbia provenienza, non aprire link o allegati sospetti, utilizzare password sicure e complesse, attivare l’autenticazione a due fattori su ogni account ecc.
Nella protezione contro gli attacchi hacker, il backup gioca un ruolo fondamentale. Senza un backup sicuro, la perdita potrebbe essere irreparabile.
Avere un backup significa avere una copia di sicurezza dei dati, che può essere utilizzata per ripristinare le informazioni perse o danneggiate in caso di necessità. E quando si parla di attacchi ransomware, un backup potrebbe essere l’unico salvagente tra te e la perdita totale dei tuoi dati.
Ma, attenzione, fare un backup non significa semplicemente copiare i files su un altro disco o un altro server. Un backup efficace dovrebbe rispettare la regola del 3-2-1: avere almeno tre copie dei dati, conservate su due tipi diversi di supporti, e una di queste dovrebbe essere conservata off-site, cioè in un luogo fisicamente diverso da quello dove sono conservati i dati originali. Questo perché, in caso di disastri fisici o di attacchi mirati al tuo sistema, i dati conservati on site potrebbero essere irrimediabilmente persi.
Oltre a creare dei backup regolari, è importante controllare regolarmente che questi backup funzionino effettivamente.
Leggi anche “Cloud Backup. Cos’è, a cosa serve e perché è così importante“
Sul piano tecnico, è vitale isolare rapidamente i sistemi infetti per prevenire la diffusione del ransomware. Tuttavia, questo deve essere fatto in modo strategico. Pertanto, è importante informare subito il team IT o il responsabile della sicurezza informatica così da prendere in mano la situazione tempestivamente.
In consiglio è quello di non tentare di rimuovere il ransomware da soli perché si potrebbero danneggiare involontariamente i file o il sistema, e consultare un esperto in recupero dati o un consulente digitale prima di intraprendere qualsiasi azione.
Rapportare l’incidente alle autorità competenti, come la Polizia postale o l’Unità di Crisi Nazionale per la Sicurezza Cibernetica, è un passaggio obbligatorio. Esse saranno in grado di fornire supporto e consigli su come gestire la situazione.
Il recupero dei dati è un aspetto estremamente delicato e fondamentale del processo post-attacco. Pertanto, non bisogna provare ad accedere o decifrare i file crittografati da soli perché si rischia di causare ulteriori danni ai dati o di infettare ulteriormente i sistemi. Invece, lavorare con professionisti esperti nel recupero dati da ransomware è fondamentale perché utilizzeranno vari strumenti e tecniche per tentare di recuperare i dati, compresi i backup sicuri.
La trasparenza è fondamentale. Bisognerebbe comunicare l’incidente ai principali stakeholder interni ed esterni in maniera tempestiva e precisa, rispettando le normative sulle notifiche di violazione dei dati, come il GDPR. Questa trasparenza non solo aiuterà a mantenere la fiducia dei clienti, ma garantirà anche di rispettare le leggi esistenti in materia di violazione dei dati.
Essere vittime di un attacco ransomware può essere un’esperienza traumatica e paralizzante. Tuttavia, con l’adeguata preparazione e le giuste risorse, è possibile superare l’incidente e uscirne più forti e più preparati per il futuro. Prevenire è sempre meglio che curare: non tralasciare l’importanza del Backup e investi nella sicurezza informatica prima che sia troppo tardi.
Marketing Manager del team Marketing di Register.it, lavoro in azienda dal 2009 e mi occupo di gestire e coordinare tutte le attività strategiche di pubblicità e promozione oltre ai progetti di sviluppo e lancio di prodotti e servizi per l’Italia e i principali brand South Europe del gruppo Team Blue.
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