Sono 475.768 i nuovi domini .it registrati nel 2022, per un totale di 3.467.693 domini nostrani attualmente in Rete. Se, durante la pandemia e gli anni dei lockdown, c’era stata una crescita del +4,20% nel 2020 e del +2,24% nel 2021, nel 2022 si registra una crescita solo dello 0,50% in più rispetto al 2021.
Sono i dati comunicati dal Registro .it, l’organismo responsabile della gestione dei domini internet a suffisso .it che opera all’interno dell’Istituto di Informatica e Telematica (IIT) del CNR di Pisa, e che appunto rileva un anno di stasi fisiologica per i domini italiani.
Tale flessione si nota anche guardando il dato delle nuove registrazioni, in calo del 13% rispetto al 2021.
È importante sottolineare, che questo trend, in realtà, non è un‘eccezione italiana, ma piuttosto un fenomeno globale: il momento di stasi si registra in tutto il mondo, probabilmente associato, in parte, agli ultimi avvenimenti internazionali, all’emergenza sanitaria (ancora in corso) e al conflitto russo-ucraino, oltre che alle incertezze socio-economiche, che si traducono in pesanti ricadute su consumi di imprese e cittadini, che registrano aumenti su bollette e servizi.
“Potremmo dire che i numeri del Registro .it fanno ancora una volta da cartina tornasole del momento attuale, in primis dal punto di vista sociale ed economico, non solo in termini di innovazione e tecnologia – ha commentato Marco Conti, Responsabile del Registro .it e Direttore dell’IIT-Cnr – Il 2020 dei lockdown era stato l’anno dell’approdo alla Rete per coloro che si affidavano al web per salvare la propria attività o per avviarne una nuova; il 2021 era stato l’anno resiliente, quello della fiducia e della ripartenza. Con questi presupposti, dopo il boom degli ultimi due anni, il 2022 non poteva che essere un anno di stasi fisiologica per il .it: un dato che trova riscontro anche a livello europeo e globale”
Un andamento simile si era già visto negli anni della crisi del 2008, quando incertezza ed emergenza economica – anche allora – avevano fatto segnare tassi bassissimi di presenza .it in Rete, per poi risalire a partire dal 2010-2011. Per questo motivo si può ipotizzare che il dato di quest’anno sia stato influenzato anche dalle conseguenze economiche degli ultimi avvenimenti internazionali, tra emergenza sanitaria ancora in corso, crisi geopolitiche e ricadute su consumi, imprese e spese dei cittadini in tutto il mondo.
A conferma di un’annata di stasi c’è anche il calo generale nelle categorie che il Registro .it monitora mensilmente. Andando infatti a scorporare i numeri, categoria per categoria, nel periodo che va da gennaio a ottobre del 2022 emerge come quasi tutti i settori siano in diminuzione: le registrazioni attribuite a persone fisiche scendono del 29% rispetto allo stesso periodo del 2021; come anche quelle relative alle imprese (-14,7%), agli enti pubblici (-13,9%) e al no profit (-14,5%).
In positivo i liberi professionisti (+3,1%), che si confermano una categoria che risponde ai periodi critici affidandosi al digitale, come aveva dimostrato anche il +35% del 2021, in risposta alle chiusure del 2020. Gli inediti outsider del 2022 sono le registrazioni appartenenti alla categoria “stranieri”, ovvero i nuovi domini .it registrati da cittadini e organizzazioni di altri Paesi dell’Unione Europea oppure da aziende con almeno una sede nell’UE che segnano, nel periodo preso in considerazione dallo studio, una crescita del 66,7%.
Continuando ad analizzare le rilevazioni raccolte dal Registro sull’intera rappresentanza .it in rete, emerge un altro dato interessante: del totale assoluto degli italiani che hanno registrato un dominio .it, meno di un quarto è donna (24,8% contro il 75,1% di rappresentanza maschile). Guardando all’età, invece, la maggior parte di coloro che hanno registrato un dominio a targa italiana è compresa nella fascia che va dai 42 ai 49 anni, per entrambi i sessi.
Sempre nel periodo preso in esame dalla rilevazione, un’altra evidenza emersa dai dati raccolti da Registro .it è che il Sud Italia e le Isole continuano a essere il “fanalino di coda” dell’Italia digitale.
Lo studio dell’IIT-CNR prende in esame l’intera anagrafica del Registro .it e calcola l’indice della diffusione di Internet nel Paese sulla base del tasso di penetrazione per ogni regione e provincia, ovvero quanti domini .it vengono registrati ogni 10mila abitanti.
La rilevazione mette in evidenza che sono le regioni del Centro-Nord ad avere il tasso di penetrazione più alto all’interno del Paese, con in testa il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e la Valle d’Aosta. Più giù invece le regioni del Sud e delle Isole, con in coda la Basilicata, la Sicilia e la Calabria.
Una situazione molto simile anche per le province, dove è Milano a ottenere il primato per tasso di penetrazione con 559 domini ogni 10.000 abitanti, seguita da Bolzano (495), Firenze (462), Rimini (451) e Bologna (443).
In coda alla rilevazione, anche qui, le province del Sud e delle Isole, ben al di sotto della media nazionale (307) e che occupano tutte le ultime dieci posizioni con Crotone (170), Caltanissetta (154) ed Enna (146) ultime in classifica.
Da Registro .it vedono anche un “grande potenziale di crescita e di sviluppo per il futuro”, perché l’andamento è simile a quello che si era già visto negli anni della crisi del 2008: tassi bassissimi, ai tempi, di presenza .it in rete, seguiti poi da una risalita dal 2010 in poi.
Marco Conti, Responsabile del Registro .it e Direttore dell’IIT-Cnr, afferma:
“Il potenziale del .it resta molto alto e confidiamo nel fatto che il 2023 si rivelerà un anno di svolta per i domini italiani e per l’intero piano di digitalizzazione del Paese.”
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Copywriter, Marketing Specialist e Communication lover. Da sempre appassionata ai libri e alla scrittura, mi occupo di creare contenuti per il web ma non posso rinunciare al mio primo amore: la carta e la penna! Fuori dal web viaggio, cerco di tenermi in forma e soprattutto faccio la mamma.
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