Divenuto l’emblema del lockdown, risorsa insostituibile durante la fase 1 dell’emergenza Coronavirus, lo smart working può trasformarsi da obbligo legato alla crisi a opportunità di miglioramento abilitata dal digitale. Offre infatti grandi opportunità non solo di snellimento, agilità e produttività, ma anche di efficienza energetica, risparmio sui costi aziendali e flessibilità per i dipendenti.
Il cosiddetto “lavoro agile” è molto di più di una soluzione lavorativa da adottare nell’emergenza e Register.it ne aveva capito il valore e l’importanza anche prima dell’arrivo del Covid-19 adottandolo stabilmente già da un anno.
Al di là delle esigenze e dell’obbligatorietà del momento, alla base della “filosofia” dello smart working c’è l’idea di ottenere un migliore bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata e molti sono i vantaggi offerti dal lavoro agile in questo senso.
A tale proposito abbiamo intervistato Laura Bozzi, responsabile delle Risorse Umane di Register.it, per un racconto sullo smart working in Register.it e un parere sul futuro di questa modalità lavorativa in Italia oltre la pandemia.
Register.it è stato un “pioniere del lavoro agile” avendo adottato lo smart working già “in tempi non sospetti”. Il suo impiego c’è stato suggerito da consulenti del lavoro esterni già più di un anno fa: essendo la nostra un’azienda IT che utilizza prevalentemente il computer per la propria attività avevamo tutte le “carte” per adottare lo smart working in maniera ottimale.
Abbiamo organizzato un primo progetto pilota ad Aprile 2019 che è si è poi stabilizzato ufficialmente a Settembre 2019.
Fin dall’inizio abbiamo volutamente deciso di dargli un’impostazione molto generica e aperta, senza limitazioni o differenze di staff per due ragioni principali:
I cardini dello smart working di Register.it possono essere riassunti e schematizzati in quattro concetti cardine:
Prima dell’emergenza Coronavirus lo smart working in Register.it era un’opzione volontaria che il lavoratore era libero di scegliere. La stragrande maggioranza (intorno all’80/90%) lo ha richiesto, sia stabilmente che occasionalmente, anche perché il nostro smart working non ha vincoli e può essere usato anche solo al bisogno. C’è pure chi, per sue esigenze personali, non ne ha usufruito mai. Io per esempio rientro in questo secondo gruppo perché abito molto vicino all’ufficio e non ho necessità particolari legate alla gestione familiare.
Molto semplicemente si è passati dalla libera scelta all’obbligo legato alle Normative del Governo nella lotta alla diffusione del virus. L’emergenza non ci ha trovati impreparati: I dipendenti hanno semplicemente spento il computer in ufficio per accenderlo a casa e siamo riusciti a garantire la continuità di servizio senza alcun tipo di frattura operativa. Chi ha voluto recuperare dall’ufficio schermi, sedie ergonomiche o tutti gli strumenti aziendali in dotazione ha avuto la possibilità di rientrare in azienda, nel rispetto delle regole per limitare la diffusione del virus, per poterne usufruire anche a casa.
I dipendenti hanno espresso la loro soddisfazione per la piena continuità del lavoro, trovandosi avvantaggiati rispetto ad altre situazioni in cui lo smart working risultava una totale novità, e ovviamente rispetto a situazioni in cui non è possibile svolgere le proprie mansioni in un ambiente diverso da quello lavorativo.
Per l’azienda i vantaggi dello smart working possono ricondursi a tre linee principali:
Per il lavoratore invece il ricorso allo smart working presenta benefici indubbi:
Tutto questo può comunque risolversi quasi interamente con una calibrata alternanza smart working/presenza in ufficio.
Io consiglio di cogliere l’opportunità dello smart working e di mantenerlo anche ora che stiamo andando verso un ritorno alla normalità. Lo smart working può essere una nuova normalità!
Oltre la crisi suggerirei a tutti di testarlo avviando un progetto pilota non vincolante. Il mio consiglio è quello di concedere la possibilità dello smart working per un periodo di tempo limitato, registrare i risultati ottenuti, sia in termini di risultati aziendali che in termini di mood dei dipendenti, e poi decidere se attuarlo o no in modo definitivo, bilanciando le motivazioni del personale con l’efficienza operativa da casa.
Sarebbe utile mantenere un’alternanza all’interno della settimana lavorativa, magari con in 50/50 di smart working e vita di ufficio o un 40/60 in favore dello smart working. Se lo si struttura liberamente e lo si alterna in modo equilibrato il sistema funzionerà sicuramente!
Sono fiduciosa: il Coronavirus ha costretto molte aziende ad avvicinarsi a questa modalità lavorativa, ma credo che in molti casi continueranno a ricorrere allo smart working anche quando l’emergenza sarà finita, sia per gli indubbi vantaggi reciproci, sia perché il suo impiego consente di presentarsi e promuoversi come un’impresa moderna e all’avanguardia.
Pertanto, consiglio a tutti di cogliere questa opportunità e di usarla come incentivo alla regolarizzazione dello smart working.
Copywriter, Marketing Specialist e Communication lover. Da sempre appassionata ai libri e alla scrittura, mi occupo di creare contenuti per il web ma non posso rinunciare al mio primo amore: la carta e la penna! Fuori dal web viaggio, cerco di tenermi in forma e soprattutto faccio la mamma.
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