Secondo le più autorevoli indagini internazionali, la quantità di dati creati, consumati e archiviati digitalmente continua a registrare una crescita sostenuta. Entro il 2025 (fonte: IDC), si dovrebbe raggiungere la soglia record di 180 Zb all’anno.
Per avere un’idea concreta di quante informazioni vengono generate nel web, si consideri che già oggi ogni minuto vengono postati 575 mila Tweet, effettuate 5,7 milioni di ricerche su Google e condivise 65 mila immagini su Instagram.
In questo contesto, sempre più spesso si sente parlare di open data. Di che cosa si tratta?
Secondo il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), gli open data sono dati in formato aperto, resi liberamente accessibili a tutti e senza limitazioni d’uso. La loro distribuzione può fare anche capo ad un’impresa privata, che decide di mettere a disposizione il proprio patrimonio informativo per finalità diverse, commerciali e non (si pensi ad alcune categorie specifiche di dati: meteorologici, genetici, turistici, ambientali, finanziari o relativi all’agricoltura).
Nel caso di una Pubblica Amministrazione, rendere fruibili e disponibili i dati che riguardano la collettività, in modo che tutti ne possano usufruire, rappresenta una autentica innovazione dirompente, in quanto consente di ottenere informazioni in maniera trasparente e diretta, rendendo i propri cittadini più informati e più consapevoli. In altre parole, rendendoli cittadini migliori.
Facciamo alcuni esempi: raccolte di dati che riguardano le farmacie convenzionate presenti sul territorio regionale; dati inerenti il numero di accessi e il numero di prestazioni eseguite presso i Pronto Soccorso di una determinata Regione; l’elenco degli alberi monumentali presenti sul territorio; l’elenco delle domande presentate per svolgere attività edilizia suddivisa per Comune.
Ma andiamo oltre: la diffusione di informazioni utilizzando formati aperti è in grado di aprire nuovi scenari e ulteriori opportunità. Oltre ad avere un valore intrinseco (misurabile nel costo di produzione dell’attività correlata), i dati, nel momento in cui vengono resi disponibili, creano un extra valore per la collettività e per gli operatori economici. In particolare, in termini di:
L’Agenzia per l’Italia Digitale ha aggiornato per il 2021-2023 il Piano triennale per l’informatica della PA, ponendosi l’obiettivo di aumentare il numero di dataset aperti di tipo dinamico con riferimento alla loro pubblicazione in formato interoperabile tramite API.
Anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è intervenuto sul tema, promuovendo per la PA locale una Piattaforma Digitale Nazionale Dati (Missione 1 Componente 1, Azione 1.3.1). Lo stesso strumento con cui le amministrazioni candidano le proprie progettualità per rispondere ai bandi e accedere alle risorse del PNRR prevede una sezione specifica, con l’obiettivo di monitorare in tempo reale la quantità e la qualità di informazioni disponibili sui fondi del PNRR dedicati alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, gestiti dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
A livello europeo, il tema degli open data applicato al settore pubblico rappresenta un elemento di grande interesse per valutare le performance dei singoli Stati Membri dell’UE: secondo l’ultimo “Open data maturity report”, della Commissione Europea, costruito a partire da dodici indicatori che misurano la qualità, la diffusione e l’impatto dei dati aperti, il risultato migliore è quello della Francia, che ha ottenuto 2.469 punti su un totale di 2.540 disponibili, per un risultato pari al 97,2%. All’estremo opposto Malta, che si è fermata al 42,4%.
L’Italia, con un punteggio del 91,34%, si trova al settimo posto. E, elemento ancora più lusinghiero, viene inserito tra gli otto trend setter.
Secondo i dati raccolti da Register.it in collaborazione con Prokalos e confluiti nell’ Indice di Maturità Digitale in Italia i Comuni che rendono consultabili i propri open data sono appena il 40% del totale. La Regione più virtuosa è il Friuli-Venezia Giulia (60% dei Comuni).
Ed adesso? Ora bisogna perseverare, per fare del digitale una vera leva di sviluppo e crescita.
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Register.it è il partner tecnologico ideale per la digitalizzazione dei comuni.
Supporto all’analisi dei bandi pubblicati e alla verifica di requisiti richiesti, realizzazione di siti web conformi a quanto richiesto da AGID (Agenzia per l’Italia Digitale), uso dell’applicativo PINGUEEN, che permette al Comune di migliorare la comunicazione con i cittadini dialogando tramite WhatsApp. Questi sono solo alcuni esempi di ciò che può fare Register.it per la digitalizzazione delle amministrazioni comunali.
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Prokalos è un’agenzia di consulenza che promuove la diffusione della cultura dell’innovazione, nella convinzione che innovare significa avere buone idee per la comunità e per il territorio. Un team multidisciplinare che incrocia relazioni istituzionali, comunicazione strategica e servizi di data analysis.
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