Prima che “Amazon” diventasse il leader modiale delle vendite online il termine “amazon”, traducibile in italiano con “Amazzonia”, era usato per indicare la foresta pluviale tropicale del in Sudamerica.
Una coincidenza linguistica non di poco conto se si considera che Jeff Bezos, fondatore, presidente e amministratore delegato di Amazon.com, lotta da anni con il Sud America per l’uso del dominio .amazon
La diatriba va avanti ormai da sette anni, da quando l’ICANN, l’autorità a cui fa capo la gestione del sistema dei nomi a dominio di primo livello decise di consentire la creazione di nuovi domini, fra cui appunto quelli legati ai brand.
Un’opportunità che Bezos ha colto immediatamente cercando di ottenere il diritto di utilizzare il .amazon per i siti della sua azienda e scontrandosi con Brasile, Perù e altri paesi latinoamericani che al contrario, rivendicano il dominio considerandolo un’esclusiva della Foresta Amazzonica.
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L’ICANN si è ritrovato nello scomodo ruolo di intermediario. Nel corso degli anni ha provato a calmare le acque tentando di permettere l’utilizzo del dominio .amazon anche all’azienda di Bezos, scatenando però l’accesa reazione di un gruppo di governi sudamericani.
La prossima settimana l’ICANN si riunirà a Kobe, in Giappone, proprio per ridiscutere il caso e si potrebbe finalmente scoprire chi avrà la meglio fra Bezos e l’America latina per l’uso del dominio .amazon.
L’esito delle deliberazioni è incerto e l’Icann continua a esortare le parti per trovare un accordo. Secondo il Financial Times la soluzione migliore sarebbe una resa da parte di Jeff Bezos. Le controversie di questi anni hanno creato molta tensione e con un passo indietro Bezon otterrebbe molti consensi che senza dubbio metterebbero Amazon.com sotto una luce migliore agli occhi del mondo.
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